ALMANACCO OPERISTICO - 23 settembre 2020 - ARMIDE di C. W. Gluck

ARMIDE

Drame héroïque in cinque atti di Philippe Quinault

Musica di Chistoph Willibald Gluck

 

Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 23 settembre 1777

 

Già celebre a Parigi, dopo Iphigénie en Aulide («Un trionfo!», scrisse addirittura Maria Antonietta) e la ripresa in francese dei successi viennesi (accolti con alterno favore), Gluck nel 1777 fu coinvolto in una di quelle controversie politico-culturali che appassionarono gli intellettuali parigini dell’epoca. Passata alla storia come querelle fra gluckisti e piccinnisti, la disputa (organizzata da politici, diplomatici e pubblicisti) si proponeva di opporre al rappresentante del melodramma riformato (Gluck) un campione dell’opera italiana (Piccinni), facendoli ‘gareggiare’ su uno stesso testo francese, il Roland di Quinault. Se Piccinni, forse ingenuamente, si prestò al gioco, Gluck, che già stava lavorando a quel soggetto, lo abbandonò subito e preferì un altro testo di Quinault che lo interessava: l’Armide (già celebre nell’intonazione di Lully). La vicenda della maga pagana lo portò a trattare una complessa psicologia di donna fiera e sensuale con un tono di particolare delicatezza: l’opera (che mantiene la struttura in cinque atti della tragédie lyrique) guadagnò di replica in replica un favore che continuò poi (attraverso le riprese ottocentesche: ricordiamo quelle di Parigi 1825, di Berlino e Dresda 1843) fino al nostro secolo (dall’interpretazione di Toscanini all’inaugurazione scaligera 1996).


LA TRAMA

Atto primo. L’ouverture (tratta dal Telemaco) introduce il tema del contrasto amore-dovere che sconvolgerà Armide, presentando sia caratteri marziali sia motivi cantabili. Phénice e Sidonie lodano la bellezza e i poteri di Armide, che però lamenta di non riuscire ad ammaliare Renaud. Hidraot esorta la nipote a sposarsi: ella si schermisce, perché teme la perdita della libertà (air “La chaine de l’Hymnen”). Mentre il popolo con danze festeggia la vittoria, irrompe Aronte annunciando che un nemico ha liberato i prigionieri. Armide capisce che questi è Renaud e tutti giurano vendetta.

Atto secondo. Renaud dichiara ad Artémidore la sua indifferenza alle arti di Armide. Ella, intanto, con Hidraot prepara un incantesimo, evocando gli spiriti infernali (“Esprit de haine et de rage”). Renaud, quindi, in uno splendido luogo, è vinto dal sonno (“Plus j’observe ces lieux”), mentre una naiade e il coro danzano e cantano. Armide potrebbe vendicarsi ma, nel colpire, la rabbia si trasforma in amore e Renaud è risparmiato. Armide allora con la magia suscita in lui l’amore: lei, se potrà, risponderà con l’odio.


Atto terzo. Armide commisera il suo ritrovarsi innamorata (“Ah! Si la liberté”) e comunica a Phénice e Sidonie di voler usare la magia per costringersi a odiare Renaud. Evoca quindi l’Odio e le sue Furie, che cominciano un incantesimo con canti e danze. Armide però non resiste e interrompe la magia: l’Odio, offeso, l’abbandona.

Atto quarto. Le Chevalier Danois e Ubalde, cercando Renaud, superano i tranelli di Armide che fa loro apparire, dopo mostri spaventosi, le loro amate Lucinde e Mélisse.


Atto quinto. Armide, tormentata dai dubbi, va a consultare le forze infernali, lasciando l’amato nel suo palazzo (duetto d’addio “Aimons nous”), intrattenuto da canti e danze (ciaccona e siciliana). Ubalde e il Chevalier Danois giungono a risvegliare Renaud. Armide, tornata, supplica Renaud che però resta insensibile. Disperata, evoca i demoni a distruggere il suo palazzo e poi parte su un carro volante.


«Pittore e poeta» si definisce Gluck in Armide, e infatti assoluto è il rispetto del testo, secondo i caratteri del declamato francese, e molteplici sono gli episodi strumentali (ammirati da Berlioz) descrittivi della natura – ora placida (atti II e IV) ora spaventosa (IV) – o delle forze infernali (II, III e V). Eliso e Inferi (pur senza i tromboni dell’Orfeo) sono resi con atmosfere già realizzate musicalmente da Gluck, che riunisce e rielabora in quest’opera (secondo la prassi dell’epoca) parecchi brani precedenti, in un trapasso sempre graduale dal recitativo accompagnato all’arioso, ai brevi airs (ma c’è anche un’aria dal segno). Anche i divertissements danzati si inseriscono con naturalezza, mentre le scene infernali (tipicamente gluckiane per i cori monumentali, le dissonanze, gli ostinati, gli sforzati degli archi e il timbro sacrale degli ottoni) costituiscono un contrasto che fornisce varietà e ridona vitalità alla tradizionale opera francese, e che segnala quel realismo drammatico dei caratteri psicologici auspicato da Diderot. Spiccano particolarmente, comunque, le scene naturalistiche e il monologo sconvolgente di Armide nel quinto atto, mentre il finale d’assieme del primo ha un particolare vigore ritmico che per alcuni prelude a Mozart e può far pensare persino a Rossini. La figura di Armide, con la quale Gluck (come scrisse) avrebbe volentieri concluso la sua carriera, eserciterà un grande fascino nell’Ottocento, servendo d’ispirazione per protagoniste come Leonore o Kundry.

Fonte: Dizionario dell’Opera Baldini&Castoldi

 

LA MIA PROPOSTA

Non molto folta la discografia di questa che è, a mio avviso, uno tra i migliori drammi musicali mai scritti.

Io voglio ricordare queste edizioni:

- Edizione audio diretta da Richard Hickox nel 1982 (F. Palmer, A. Rolfe-Johnson, R. Herincx, L. Finnie);

- Edizione audio diretta da Marc Minkowski nel 1996 (M. Delunsch, C. Workman, L. Naouri, E. Podles);

- Edizione audio diretta da Riccardo Muti nel 1996 (Scala – A. C. Antonacci, V. Cole, D. R. Albert, Violeta Urmana);

- Edizione audio diretta da Ivor Bolton nel 2013 (Amsterdam – K. Gauvin, F. Antoun, A. Foster-Williams, D. Montague).

 

L’edizione diretta da Hickox guarda, quanto meno nella concezione musicale improntata dal direttore d’orchestra, al romanticismo post-Gluck. In alcuni momenti l’orchestra suona come se stesse interpretando un pezzo di Mendelssohn se non addirittura di Brahms. L’opera invece è un continuo cesello di armonie che si sovrappongono, una dietro l’altra e anche in parallelo, che devono però essere supportate da una orchestra abbastanza morbida, che non vuol dire a ranghi ridotti o per forza con strumenti originali, ma la lievità dell’apparato orchestrale deve essere di supporto anche a tutto il cast vocale. Così non è, a mio avviso, in questa registrazione. Anche i cantanti non sono calati nella giusta atmosfera e chi ne risente di più è Felicity Palmer, ottima cantante, ma qui fuori ruolo.

L’edizione diretta da Minkowski è migliore della precedente ma non la supera di molto. L’orchestra suona bene ma i tempi che il direttore scegli trovo non siano sempre consoni alla narrazione completa dell’opera. Inoltre il suono risulta anche troppo asciutto e secco rispetto alle “mie” orecchie. Peccato perché la Delunsch è sicuramente una buona Armida e anche Workman (che ha una voce davvero brutta) qui mi soddisfa in un ruolo tutt’altro che facile come quello di Rinaldo. Sontuosa la prestazione di Ewa Podles come La Haine.

L’edizione abbastanza recente diretta da Bolton (che non ha i ballabili) è senza dubbio interessante ma sconta anche questa una “crudezza” del suono che secondo me quest’opera non merita. Discreti i cantanti anche se nessuno entusiasma.


A mio avviso l’edizione migliore di quest’opera è quella registrata per l’inaugurazione della Scala nel 1996 diretta in maniera egregia da Riccardo Muti. La fluidità della melodia (suonata da un’orchestra a pieno organico) è un qualcosa di straordinario e accattivante all’orecchio. Sarà un po’ vecchio stile… ma a me piace un sacco. Ulteriore nota di merito: gli splendidi ballabili eseguiti straordinariamente da un’orchestra in stato di grazia. I cantanti sono tutti buoni con due punte d’eccellenza in campo femminile. Anna Caterina Antonacci disegna una Armida più donna che maga. La sua aderenza al canto gluckiano è, a mio avviso, totale e lascia sul disco una interpretazione memorabile. Altra altissima prestazione è quella di Violeta Urmana nel ruolo di La Haine, cupa e “nera” al punto giusto.

 

Di seguito i link per ascoltare l’opera diretta da Riccardo Muti:

https://www.youtube.com/watch?v=iY53UplIn80&t=8s 



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