ALMANACCO OPERISTICO - 20 agosto 2020 - LE COMTE ORY di G. Rossini
LE COMTE ORY
(Il conte Ory)
Melodramma
giocoso in due atti di Eugène Scribe e Charles-Gaspard Delestre-Poirson
Musica di Gioachino
Rossini
Prima
rappresentazione: Parigi, Opéra, 20 agosto 1828
È la terza opera scritta da Rossini dal tempo del suo arrivo a Parigi
(1824), dopo Le Siège de Corinthe e Moïse et Pharaon, quando
ormai il grande compositore era unanimemente acclamato. In occasione
dell’incoronazione di Carlo X egli aveva musicato Il viaggio a Reims, con
pregevoli pagine che non voleva fossero dimenticate, perché troppo legate alla
celebrazione (1825). Quando Scribe rielaborò il libretto del Comte Ory da
un vaudeville scritto nel 1816 (a sua volta ispirato a una ballata
medioevale), Rossini fu felice di poter presentare questa nuova opera, che
utilizzava ben quattro pezzi del Viaggio, con un atto intero in più. Il
libretto fu rimaneggiato dallo stesso Rossini con l’aiuto di Adolphe Nourrit,
il grande tenore protagonista della ‘prima’ dell’opera, che sosterrà in seguito
il temibile ruolo di Arnold nel Guillaume Tell: per lui il compositore
aveva concepito una tessitura vocale fra le più acute, prevedendo al tempo
stesso un cantante-attore particolarmente esperto nella recitazione. La
sostituzione in alcuni punti degli agili versi alessandrini con parole prive di
ritmo poetico – ma adatte alla musica dei brani da riutilizzare – suscitò l’ira
di Scribe, che pretese di togliere il proprio nome dalla locandina. Non poca
difficoltà si è incontrata per restituire Le Comte Ory alla sua versione
originale; Ricordi, l’editore italiano, faceva precedere allo spartito un
libretto (italiano) poeticamente valido, ma diverso da quello pubblicato in
partitura, e non molto corretto dal punto di vista metrico.
LA TRAMA
Atto primo. Sullo sfondo del castello di Formoutiers, nella
Touraine, Raimbaud, gentiluomo ed amico del conte Ory, travestito da
inserviente di un eremita che risiede nel vicino romitaggio, esorta la giovane
contadina Alice ed altri villici che l’accompagnano ad accogliere il passaggio
del santone, di cui vanta le capacità taumaturgiche e profetiche, con offerte e
doni. L’eremita altri non è che il conte Ory, inveterato libertino, che cerca
con questo stratagemma di poter avvicinare la contessa di Formoutiers, chiusa
nel castello con le dame del suo seguito in casta attesa, mentre il conte suo
fratello e gli altri cavalieri sono in Palestina per la crociata. Ragonde,
custode del castello, sopraggiunge per concordare un incontro tra l’eremita e
la contessa, che soffre di malinconia e desidera chiedere consiglio al venerato
saggio. Questi accetta ben volentieri di accogliere da solo, nella sua umile
dimora, la dama. Ory si ritira nel romitaggio, seguito da giovani fanciulle, e
Ragonde torna al castello. Entrano Isolier, paggio d’Ory, e il precettore del
Conte. Isolier è segretamente innamorato della contessa di Formoutiers sua
cugina, ed ha condotto il precettore di Ory sotto le mura del maniero,
abbandonando nei pressi la scorta, proprio per tentare di rivederla. Il
precettore del conte, inviato dal duca, padre di Ory, in cerca del figlio che
sospetta fuggito di casa per una delle solite avventure amorose, riflette sulle
condizioni difficili e perigliose del suo mestiere. Vedendo le giovani
contadine che escono dal romitaggio del sant’uomo, il precettore si chiede se
il conte Ory non sia nei paraggi. La notizia poi che l’eremita è giunto in quei
luoghi esattamente il giorno in cui Ory è scomparso da casa, rafforza i suoi
sospetti. Chiede quindi ad Alice dove potrà vedere l’eremita, ed ella lo
informa che tra breve egli sarà lì per incontrare la contessa. La notizia fa palpitare
Isolier, mentre il precettore va a rintracciare la scorta per potersi fermare e
verificare i suoi dubbi. Isolier si reca dall’eremita che riconosce con stupore
il proprio paggio, motivando ciò con le sue doti di preveggenza. Sorpreso,
Isolier gli offre del denaro perché lo aiuti nell’intento di distogliere la
contessa di Formoutiers dal voto di castità. Nell’incontro imminente, l’eremita
dovrà convincerla che le sue sofferenze avranno fine solo se ella cederà
all’amore di Isolier. Ory capisce così di avere un rivale nel proprio paggio,
il quale intende entrare nel castello, dove è interdetto l’ingresso agli
uomini, fingendosi una pellegrina. Giunge la contessa, stupita di incontrare in
quel luogo Isolier, e prega l’eremita di aiutarla a ritrovare la pace perduta.
Incitato da Isolier, egli la invita ad abbandonarsi all’amore e la scioglie dal
voto di castità. Mentre si avvia con la dama verso il castello, non tralascia,
però, bisbigliando, di metterla in guardia dal furbo Isolier, paggio del
temibile conte Ory. La contessa, che per un momento ha esultato, credendo di
poter finalmente cedere al trasporto amoroso che prova per Isolier, invita
l’eremita a seguirla, ringraziandolo di averla preservata da un terribile
errore. Sulla soglia del castello, Ory, gioendo in cuor suo per la piega che ha
preso la situazione, fa un gesto di intesa al gabbato Isolier; ma l’arrivo del
precettore e dei cavalieri sventa il piano di Ory, che con grande disappunto
viene smascherato fra lo stupore dei presenti. Il precettore consegna quindi ad
Ory una lettera del padre che lo invita a tornare al più presto per preparare i
festeggiamenti in onore dei valorosi crociati, il cui arrivo è annunciato per
l’indomani. Le dame, felici di poter riabbracciare i loro mariti, salutano il
conte augurandogli sarcasticamente miglior fortuna per il futuro. Ma Ory non si
dà per vinto e medita una “dolce vendetta” da attuare nella giornata che ancora
gli rimane. Dal canto suo, Isolier si propone di scoprire e sventare i progetti
del rivale.
Atto secondo. La scena si apre sul salotto gotico, adiacente alla
camera da letto della contessa, dove sono riunite, intente a lavori muliebri,
la contessa, Ragonde, e le altre dame. La contessa e Ragonde riflettono sullo
scampato pericolo, rallegrandosi di essere al sicuro dal perfido Ory, ben
protette dalle mura del castello. Scoppia un temporale e la contessa commisera
la sorte dei pellegrini che non possono ripararsi dall’infuriare della
burrasca. Si ode in quel momento, proveniente da sotto il verone, un coro di
voci che chiedono ospitalità. Ragonde, uscita per vedere da chi mai provenga la
richiesta d’aiuto, scopre con orrore che si tratta di pellegrine perseguitate
dall’infame Ory. La contessa concede generosamente di ospitarle per la notte.
Informatasi sul loro numero e sul loro aspetto, le viene risposto che sono
quattordici, sui quaranta anni e bruttissime. Una di esse chiede di poter
ringraziare l’ospite e si avanza verso la contessa che ordina di essere
lasciata sola con la pellegrina. Sotto il suo travestimento, Ory mantiene un
contegno timido e riservato, ma le ambigue parole di gratitudine sconcertano la
dama, fatta segno di avances un po’ eccessive. La falsa pellegrina cerca
infatti di baciare con trasporto la mano della contessa, che però attribuisce
l’eccitazione della donna allo scampato pericolo. Arrivano infine le altre
pellegrine e la contessa ordina che siano rifocillate con latte e frutta.
Rimasti soli, Ory e i suoi compagni si abbandonano alla gioia dell’avventura:
anche il precettore ne è rimasto coinvolto ed apprende dal conte che lo
stratagemma del travestimento gli è stato suggerito proprio dal suo rivale
Isolier. Nel frattempo Raimbaud, per ravvivare il frugale pasto, ha fatto
incetta di bottiglie di vino nelle cantine del castello. Ory e i cavalieri
prorompono in elogi canori ai piaceri del vino e dell’amore, che si trasformano
in sussurrate preghiere ogni volta che Ragonde, insospettita dallo strano
comportamento delle pellegrine, sopraggiunge per controllare la situazione. Da
ultimo compare la contessa, che facendo consegnare dei candelieri accesi alle
ospiti e ammirando il loro raccoglimento in preghiera, dà ordine a tutti di
ritirarsi per la notte. Mentre nella sua camera la contessa si appresta a
coricarsi, si ode una scampanellata: è Isolier, che ha ricevuto l’incarico dal
duca di informare tutte le dame del castello che a mezzanotte i loro sposi, già
vicini a Formoutiers, verranno a trovare le mogli in segreto. E avvertire le
spose con un po’ di anticipo è certo una misura di prudenza che può risparmiare
qualche sgradita sorpresa. Ragonde gioisce a tale annuncio, dicendo di voler
informare della buona nuova anche le sventurate ospiti. Ma Isolier, sentendo
che si tratta di un gruppo di pellegrine, esclama stupefatto che è proprio il
conte Ory e i suoi compagni che esse hanno ospitato al castello. Prese dal
panico, tutte le dame fuggono, mentre la contessa, sentendo dei rumori,
comprende che il conte sta sopraggiungendo. Isolier allora soffia sulla candela
e, avvoltosi nel velo lasciato cadere dalla contessa, si adagia sul canapè
facendo cenno alla dama di avvicinarsi. Col favore delle tenebre, Ory avanza
nella stanza in preda ad una grande eccitazione. Si avvicina al canapè e la
contessa, trepidante, gli rivolge la parola. Ory le prende la mano, non sapendo
che in realtà è quella del suo paggio. Isolier, divertito, esorta la contessa a
lasciar perseverare Ory nell’errore. Questi dichiara la sua passione alla dama,
ma nella confusione generale, finisce per abbracciare il giovinetto. Ma ecco
che uno squillo di trombe annuncia l’arrivo dei cavalieri e le dame irrompono
nella stanza con candelieri accesi. Ory scopre l’inganno del paggio, che lo
consiglia a trattenere la collera, temendo invece quella del duca, che è
arrivato al castello con i crociati. I ribaldi cavalieri, sempre a caccia di donne,
sono dunque prigionieri delle dame. Il conte si dichiara vinto e chiede quale
sia il prezzo del riscatto dei suoi compagni. La contessa li invita a
dileguarsi per non provocare le ire dei loro uomini. Provvederà Isolier a
guidare i cavalieri fuori del castello attraverso un passaggio segreto. La
schiera dei crociati, preceduti dal conte di Formoutiers, entra infine festante
tra le acclamazioni delle fedeli spose.
Concepita per l’Opéra, Le Comte Ory non deve essere considerata
opera seria, né buffa, e nemmeno la classica opéra-comique francese, sul
genere di quelle di Auber o di Hérold; i recitativi sono accompagnati, non più
secchi, come avveniva precedentemente nell’opera buffa italiana. Le Comte
Ory è semplicemente comica: i personaggi non vengono ridicolizzati, e
l’umorismo è dato piuttosto da particolari situazioni ricche di vivacità
(l’assalto al castello, il brindisi-preghiera), in cui si coglie una sottile
ironia; la figura dell’innamorato (qui il protagonista), che nell’opera buffa
italiana era tradizionalmente personaggio serio, presenta invece tratti
abbastanza caricaturali. L’opera fu ammirata da compositori assai diversi, come
Berlioz e Milhaud; le linee melodiche risultano ampie e sviluppate, e
l’organico orchestrale è molto nutrito: Le Comte Ory è partitura
accurata e rifinita, in cui Rossini consegue dagli ottoni nuove soluzioni
timbriche, conferendo all’orchestra una varietà di colori scuri inconsueti
nella sua produzione. Rossini concepì in quest’opera scritture vocali
vertiginose, per cantanti di levatura e capacità tecniche eccezionali: il conte
è sì tenore, ma la sua vocalità è fiorita, di agilità e i suoi modi leziosi;
ama essere ambiguo, e il libretto francese glielo consente ampiamente. Di
particolare interesse, per l’originalità e la raffinatezza dell’ispirazione,
sono le parti espressamente composte da Rossini per quest’opera, ad esempio il
magico terzetto posto quasi a conclusione del secondo atto: in “A la faveur de
cette nuit obscure” l’inganno – la sostituzione dell’oggetto amato – diviene
sottile gioco erotico fine a sé stesso. Rossini nel Comte Ory sembra
volersi allontanare dalla realtà del suo tempo, da quel nuovo modo di cantare
da lui stesso definito «gridato»; si avverte nel suo raffinato distacco una
sfiducia nei confronti di un mondo che sente ormai estraneo. Solo undici mesi
più tardi Rossini smetterà di comporre.
Fonte: Dizionario dell’Opera Baldini&Castoldi
LA MIA PROPOSTA
La discografia ufficiale di questo capolavoro rossiniano non è
amplissima, se paragonata ad altri titoli musicati dal “cigno di Spoleto”.
Io mi sento di ricordare queste edizioni che fanno parte della mia
personale audioteca:
- Edizione audio diretta da Vittorio Gui nel 1956 (Glyndebourne – J.
Oncina, S. Barabas);
- Edizione audio diretta da John Eliot Gardiner nel 1988 (Lione – J.
Aler, S. Jo);
- Edizione video diretta da Andrew Davis nel 1997 (Glyndebourne – M.
Laho, A. Massis);
- Edizione audio diretta da Jesùs Lopéz Cobos nel 2003 (Pesaro – J. D.
Florez, S. Bonfadelli);
- Edizione video diretta da Paolo Carignani nel 2009 (Pesaro – Y. Shi, M.
J. Moreno).
La vecchia edizione diretta da Vittorio Gui è tagliatissima ma nello
stesso tempo trova due ottimi interpreti in Oncina e Barabas, pur con i difetti
del fare Rossini in quegli anni.
L’edizione diretta da Gardiner è senza dubbio interessante per la
splendida Contessa di Sumi Jo e l’interessante Ory di John Aler ma manca
completamente della concertazione. Gardiner dirige Rossini come fosse Mozart… e
così non deve essere.
Sul video da Glyndebourne salvo in parte la Contessa di Annick Massis ma
nulla più.
A mio avviso la migliore registrazione dell’opera è quella effettuata dal
vivo a Pesaro nel 2003 con l’Ory stratosferico di Juan Diego Florez. Edizione
pregevole perché integrale e molto ben diretta da Jesùs Lopéz Cobos. Anche qui
una piccola pecca: purtroppo la Contessa di Stefania Bonfadelli non riesce a
competere con Florez e rimane abbondantemente alcuni scalini al di sotto del
tenore peruviano. Nel complesso comunque, a mio modo di vedere, questa è l’edizione
di riferimento di un capolavoro rossiniano, ancora troppo poco eseguito in giro
per il mondo.
L’edizione video del 2009 la consiglio solo per chi volesse vedere lo
spettacolo che ha fatto da cornice alla prestazione eccezionale di Florez,
trattandosi questa una ripresa del ROF dello spettacolo con regia, scene e
costumi di Lluìs Pasqual. Ma cast e direzione musicale… sono ben al di sotto
dello spettacolo del 2003.
Di seguito il link con l’introduzione orchestrale dell’opera nell’edizione
che a me piace di più (purtroppo non ho trovato in rete un link unico):
https://www.youtube.com/watch?v=GThBdi_pz4w
Se volete guardare lo spettacolo del ROF (con cast diverso) ecco la
ripresa del 2009:
https://www.youtube.com/watch?v=k5N9ekem0Y8
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