ORFEO AGLI INFERI? NO... ORFEO SI FERMA A SPOLETO

L’edizione n° 63 del “Festival dei 2 Mondi” di Spoleto si è aperta ieri sera con la rappresentazione, in piazza Duomo, de L’Orfeo di Claudio Monteverdi con la messa in scena di Pier Luigi Pizzi e la direzione musicale di Ottavio Dantone. Grazie allo streaming in diretta tutti hanno potuto godere di una splendida serata di musica.


La sfida accettata da uno dei “grandi vecchi” del teatro d’opera come Pizzi è stata sostanzialmente vinta. A disposizione aveva solo la bellezza della piazza, con i suoi palazzi e il Duomo da sfondo… lui ci ha aggiunto un palcoscenico che attraversava praticamente tutta la piazza, partendo dall’ingresso del Teatro Caio Melisso, qualche arbusto verde qua e là e tanto “bianco e nero”. Pizzi non si può dire sia riconoscibile… tutt’altro e qui si giova di un contesto che molto lo aiuta rendendo questa esecuzione (che di per sé si può considerare in forma semi-scenica) molto bella. Merito delle luci e dell’atmosfera che si è venuta a creare, oltre che all’interpretazione musicale di tutto rispetto.


L’inizio dell’opera è abbastanza particolare perché, dopo l’introduzione orchestrale famosissima, La Musica è subito attorniata dai danzatori che impugnando gli smartphone e scattano selfie dopo aver attraversato piazza Duomo con le biciclette. La felicità per le nozze tra Orfeo ed Euridice dura poco e le porte a cui si accede al teatro Caio Melisso diventano presto il regno degli inferi (oltretomba da cui esce il fumo scenografico, trasportato con grazia dal vento che soffia su piazza Duomo). Tutti i personaggi, come già detto, sono vestiti in bianco e nero ed hanno tutti una recitazione misurata che ben si addice alla partitura monteverdiana. Nel complesso una serata che visivamente corre via liscia.


Ottavio Dantone, con la sua Accademia Bizantina, ci porta un Orfeo sì classico ma, a ben ascoltare, anche moderno. Molto asciutto il suono dei musicisti e atmosfera veramente bella. Con elementi di tale bravura è uno spasso l’ascoltare e l’immergersi nel “recitar cantando”.

Il cast messo a disposizione di Dantone è molto giovane ma ben amalgamato.


Applauditissimo l’Orfeo di Giovanni Sala che, seppur non essendo uno stretto specialista del ruolo (fino ad ora nella sua carriera molto Mozart insieme ad alcune comparsate verdiane), viene bene a capo della parte, lasciandoci un Orfeo molto languido e umano.


Euridice è impersonata da Eleonora Pace, una cantante che arriva (così come altri che compongono il cast) da un percorso artistico molto lontano dall’opera barocca in quanto ha frequentato scuole specializzate in musical (Bernstein School of Musical Theatre di Bologna). Lo si sente nella voce, che però non subisce ripercussioni particolari nell’ascolto.


Ottimo il Caronte di Mirco Palazzi così come molto interessante il Plutone di Paolo Gatti. Una menzione per Martina Cenere (La Musica) e Delphine Galou (Proserpina).


Nel complesso tutti i cantanti, così come i coristi e i danzatori, sono stati all’altezza della sfida… che nel complesso si può considerare superata a pieni voti.


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