A SASSARI VIA STREAMING... PER I TORMENTI DI SUOR ANGELICA

In diretta streaming ho avuto modo di vedere sabato sera l’allestimento di Suor Angelica di Giacomo Puccini andato in scena in un vuoto Teatro Comunale di Sassari, per la stagione autunnale dell’Ente Concerti Marialisa De Carolis.

L’atmosfera che aleggiava in sala e che era ben percepibile anche dallo streaming era senza dubbio particolare, stranissima allo stesso tempo: a questo per ora ci dobbiamo abituare perché credo che questa situazione purtroppo non finirà presto.

Lo spettacolo è stato concepito dal regista Giulio Ciabatti, ben supportato dalle scene di Maddalena Moretti, dai costumi di Filippo Guggia nonché dall’impianto luci di Tony Grandi.

Il convento che lo spettatore vede all’apertura del sipario è senza dubbio un luogo tetro, contornato da alte colonne, un grande muro nero in fondo e due piccole aiuole laterali che, in parte, ci ricordano le mansioni di Suor Angelica all’interno dell’attività ordinaria del convento. All’interno del convento, luogo claustrofobico, si dipanano le storie delle varie suore: sono tutte, a vedere lo spettacolo, scarti della società (chi più chi meno) e naturalmente Suor Angelica si allinea a loro. L’atmosfera non muta ma anzi si incupisce ancora di più con l’ingresso della Zia Principessa, vestita di nero oltre che avvolta in un lungo velo sempre dello stesso colore, che sembra quasi la personificazione della “morte”. L’oscurità che permea il luogo dell’azione si rischiarisce (non del tutto) alla fine dell’opera quando una Suor Angelica di bianco vestita muore cercando quel riscatto, forse più nel suo cuore e nella sua mente rispetto alla realtà. Nella concezione di Ciabatti tutto è misurato, nulla è oltre le righe. Insomma un bello spettacolo che segue e rispetta a pieno la straordinaria musica che Puccini scrive (per me la partitura di Suor Angelica è una delle più raffinate del Maestro).

La parte musicale è di tutto rispetto e vede la buona direzione orchestrale di Aldo Sisillo che riesce ad ottenere un’atmosfera molto particolare dall’orchestra (a ranghi ridotti), che si avvicina alla cupezza claustrofobica dell’allestimento. Il suono è compatto, c’è un ottimo rapporto tra buca e palcoscenico, i tempi sono giusti e il suono non sovrasta mai le voci.

La vera mattatrice della serata è Anna Maria Chiuri che mette in scena, sia visivamente che vocalmente, una Zia Principessa straordinaria. L’entrata in scena e le sue prime battute “Il principe Gualtiero vostro padre… la principessa Clara vostra madre” sono un macigno non solo sonoro, ma d’accento e corposità. Tutta la parte è cantata con una pregnanza, un’aderenza della voce al testo e una maturità vocale che, ad oggi, non hanno eguali sulla scena quantomeno italiana.

Molto bella anche la prova di Maria Teresa Leva che mette in scena una Suor Angelica già rassegnata alla sua fine, fin dalle prime battute. La sua linea di canto è molto buona e viene a capo abbastanza bene della parte, tranne alcune incertezze nel duetto con la Zia Principessa. La scena finale è cantata molto bene, confermando come la cantante sia, pur nella giovane età, ottimamente proiettata nel futuro.

Tutte le parti comprimarie sono ben cantate. Non vorrei dimenticare nessuna delle suorine e quindi non le nomino. Unica eccezione, in positivo e per questo la menzione, l’interessantissima Suor Genovieffa di Elena Schirru.

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