ALMANACCO OPERISTICO - 17 novembre 2020 - FEDORA di U. Giordano

FEDORA

Melodramma in tre atti di Artuto Colautti, dal dramma omonimo di Victorien Sardou

Musica di Umberto Giordano

 

Prima rappresentazione: Milano, Teatro Lirico Internazionale, 17 novembre 1898

 

Umberto Giordano vide la Fedora di Sardou nel 1889 al Teatro Bellini di Napoli, proprio nell’interpretazione della Bernhardt – come accadrà a Puccini per Tosca: stesso commediografo, stessa attrice. Anche Giordano chiese immediatamente a Sardou di poterla musicare ma pare che la risposta fosse stata «on verra plus tard»: insomma, era meglio che il giovane compositore desse prima prova del suo valore. E così, dopo la seconda opera, Regina Diaz, l’editore Edoardo Sonzogno tornò a riproporsi a Sardou, che tuttavia chiese una cifra esorbitante. Il terzo tentativo – siamo ormai al 1897 – ebbe più fortuna: Giordano aveva già alle spalle il successo di Andrea Chénier.


LA TRAMA

Atto primo. A Pietroburgo, nel salotto di Vladimiro Andrejevich, in una notte d’inverno del 1881. La principessa Fedora Romazoff, che il giorno dopo sposerà Vladimiro, lo sta aspettando. Improvvisamente entrano un ufficiale di polizia e il nobile De Siriex sorreggendo Vladimiro ferito: gli hanno sparato. L’ispettore Gretch interroga i domestici, e apprende così che Vladimiro è stato ritrovato ferito in un padiglione solitario e che un uomo è stato visto fuggire dopo gli spari. Il padiglione era stato affittato da una vecchia signora, e proprio una vecchia, quel giorno, era venuta a portare una lettera a Vladimiro. Ma quella lettera, riposta in un cassetto, ora non c’è più. Fedora giura sulla sua croce bizantina che la morte di Vladimiro sarà vendicata (“Su questa santa Croce”). Anche il piccolo servo Dimitri ricorda che un uomo era venuto a trovare il conte nel pomeriggio: forse è stato lui a far sparire la lettera. L’uomo si chiama Loris Ipanov, è un amico dei nichilisti e abita proprio lì di fronte. Ma il palazzo, perquisito dalla polizia, è ormai deserto.

Atto secondo. Fedora vive ora a Parigi. Nella sua casa si sta svolgendo un ricevimento e c’è anche Loris Ipanov, che Fedora ha seguito fino a Parigi per vendicare Vladimiro. Loris si è innamorato di Fedora e le dichiara il suo amore, ma la donna sembra respingerlo; Loris non vuole credere al suo rifiuto (“Amor ti vieta”). Fedora gli annuncia che il giorno dopo tornerà in Russia. Loris è disperato perché non può seguirla in patria e riabbracciare la vecchia madre, essendo condannato all’esilio. Loris confessa quindi di aver ucciso Vladimiro: Fedora lo prega di ritornare più tardi, quando il ricevimento si sarà concluso, per raccontarle tutta la verità. Rimasta sola, la principessa scrive una lettera al generale della polizia imperiale russa accusando Loris di omicidio. Poi avverte l’ispettore Gretch: quando Loris uscirà da casa sua, potranno arrestarlo. Loris torna da Fedora e le confessa di aver ucciso Vladimiro perché era diventato l’amante di sua moglie (“Mia madre, la mia vecchia madre”). La sera dell’omicidio li aveva scoperti insieme: Vladimiro gli aveva sparato ferendolo e lui aveva risposto al fuoco uccidendolo. Fedora comprende di amare quell’uomo, che ha ucciso non per fini politici ma per difendere il suo onore: lo abbraccia e lo convince a rimanere con lei quella notte.


Atto terzo. Loris e Fedora, innamorati felici, vivono nella villa di lei nell’Oberland bernese, in Svizzera. Con loro c’è anche l’amica Olga, che riceve la visita di De Siriex, pronto a invitarla a una gita in bicicletta. De Siriex rivela a Fedora che il fratello di Loris, a causa della lettera accusatoria spedita da Fedora, è stato arrestato con l’accusa di complicità nell’omicidio e rinchiuso nella fortezza sulla Neva. Una notte il fiume è straripato e il giovane è morto affogato: la loro vecchia madre, appresa la notizia, è morta di crepacuore. Fedora è sconvolta dal dolore: è la colpevole delle due morti. Loris ha ricevuto delle lettere dalla Russia. Un amico gli svela la morte del fratello Valeriano e della madre: la colpevole è una donna che vive a Parigi e che ha scritto una lettera denunciandoli. Fedora confessa a Loris di essere la colpevole, chiede perdono, ma lui la maledice. Fedora ingerisce il veleno nascosto nella croce bizantina, che porta sempre al collo. Loris supplica il medico di salvarla, ma Fedora spira tra le braccia dell’amato affranto.


Giordano, affascinato dalla storia di Sardou, riesce a creare un perfetto clima musicale per la vicenda. Il serratissimo primo atto, che è un vero e proprio romanzo giallo trasposto sulla scena; l’efficace duetto del secondo atto inserito nel corso di una festa e con il sottofondo di un pianoforte che ne acccresce la drammaticità, grazie al contrasto tra gli ospiti che festeggiano e Loris che confessa un omicidio; l’intermezzo sinfonico del secondo atto, durante il quale Fedora scrive la lettera di denuncia e in cui viene ripreso il tema di “Amor ti vieta”; l’idillica e peraltro un po’ stereotipata Svizzera, dove Fedora muore mentre in lontananza si sente il canto di un piccolo savoiardo. Per ricreare il colore locale russo il compositore non esita a citare Le Rossignol di Alexander Alabiev, nella canzone “La donna russa è femmina due volte”, intonata da De Siriex nel secondo atto. Alla ‘prima’ l’opera ebbe grande successo, anche grazie all’interpretazione di Caruso che dovette bissare “Amor ti vieta”. Portata al successo da Mahler a Vienna, fu applaudita anche a Parigi dove ebbe tra i suoi estimatori Massenet e Saint-Saëns.

Fonte: Dizionario dell’Opera Baldini & Castoldi

 

LA MIA PROPOSTA

Io personalmente adoro quest’opera (ancor di più rispetto al capolavoro di Giordano Andrea Chenier) e trovo sia troppo spesso ignorata dai teatri. Il catalogo di questo lavoro di Giordano è abbastanza scarno ma voglio ricordare alcune edizioni per me significative:

- Edizione audio diretta da Lorenzo Molajoli nel 1931 a Milano (G. Dalla Rizza, A. Melandri, E. Ghirardini);

- Edizione audio diretta da Lamberto Gardelli nel 1969 a Montecarlo (M. Olivero, M. Del Monaco, T. Gobbi);

- Edizione video diretta da Gianandrea Gavazzeni nel 1993 a Milano (M. Freni, P. Domingo, A. Corbelli).


L’edizione registrata alla Scala nel 1931 è un reperto storico splendido che ci porta veramente indietro negli anni e ci fa ascoltare e comprendere come sia cambiata la vocalità in (ormai) quasi 100 anni. Gilda Dalla Rizza è un’ottima Fedora, contornata da un buon Antonio Melandri che interpreta Loris e un discreto Emilio Ghirardini come De Siriex. Molajoli dirige un’orchestra che in quegli anni era sicuramente tra le migliori al mondo per l’opera, certo la registrazione non rende a pieno.


L’edizione diretta da Lamberto Gardelli nel 1969 vede in campo tre straordinari cantanti. Magda Olivero è sicuramente la miglior Fedora di tutti i tempi (non me ne volgiano tutte le altre) anche se in questa registrazione comincia ad essere avanti negli anni. Ogni nota e parola sono scandite in maniera impeccabile, cesellate come mai ho sentito in quest’opera. Mario Del Monaco impersona un Loris, a mio parere, ideale: anche qui ogni singola nota si innesta in maniera consapevole col testo di Colautti. Molto buona l’esecuzione di “Amor ti vieta” e splendido il duetto finale del secondo atto con la Olivero. Tito Gobbi impersona un De Siriex forse troppo “pesante” per i miei gusti e in alcuni momenti non è assolutamente aiutato dalla direzione di Gardelli (la sua aria “La donna russa” è di una velocità assurda e quasi incomprensibile) però la stoffa sonora è ragguardevole. Per finire la direzione di Gardelli la trovo pesante in vari momenti, con scelta di tempi molto personale ma a mio avviso poco coerente. Peccato perché forse è l’anello debole di questa edizione.


L’ultima edizione che ho preso in esame è quella che mi ha fatto amare quest’opera (e forse per questo ha un posto particolare nella scala delle mie proposte) e vede in primis una direzione orchestrale “stratosferica” di Gianandrea Gavazzeni. L’orchestra scaligera suona in maniera magnifica e risponde ad ogni sollecitazione del direttore: l’attacco dell’opera è esemplare, di una morbidezza e di una pregnanza uniche. Insomma… direzione super. Mirella Freni a mio avviso è un’ottima Fedora (un po’ al di sotto della Olivero) e, rispetto a quanto dicono tanti suoi detrattori, in questa edizione è splendida in quanto a voce, pregnanze e pathos. Placido Domingo lascia qualche punto a Del Monaco ma qui (non dimentichiamo che parliamo di una edizione live in teatro, con tutti gli annessi e connessi) ci lascia un’interpretazione di tutto rispetto. Ottimo il De Siriex di Alessandro Corbelli così come tutti i ruoli comprimari (voglio ricordare, per tutti, il Cirillo di Luigi Roni). Essendo un live in teatro non è da disdegnare neanche la parte visiva che ci fa vedere il bell’allestimento firmato da Lamberto Puggelli.


Questa volta avrete capito che non ho una singola edizione da consigliare… ma due.

 

Di seguito il link per ascoltare l’opera con Magda Olivero e Mario Del Monaco:



Qui invece il link con lo spettacolo scaligero diretto da Gianandrea Gavazzeni e la coppia vocale Freni/Domingo:


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