I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER... IN STREAMING DA BRESCIA
In diretta streaming ho avuto modo di vedere ieri pomeriggio l’allestimento del Werther di Jules Massenet andato in scena in un desolatamente vuoto Teatro Grande di Brescia.
L’atmosfera è veramente
particolare perché cantare l’opera (ancora più che un concerto sinfonico) senza
pubblico è veramente… inconcepibile! Ma va lodato lo sforzo di voler comunque
continuare a fare musica e cultura.
Lo spettacolo, andato in scena
prima del lockdown a Como, ha la regia di Stefano Vizioli che si avvale delle
scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Anna Maria Heinreich, le luci di
Vincenzo Raponi e le proiezioni curate da Imaginarium Creative Studio.
Lo spettacolo, pensato per
rispettare le giuste distanze dovute alle restrizioni sanitarie, è molto bello
(ce ne fossero di spettacoli così anche in teatri più grandi e importanti)
perché riesce a sfruttare l’impossibilità di avvicinarsi troppo e di toccarsi
tramutando queste limitazioni in spunti drammaturgici per la regia. Infatti
questa è piena di sguardi, contatti solo sfiorati, isolamento non solo fisico
ma anche psicologico dei personaggi (soprattutto il rapporto tra Werther e
Charlotte ma anche il rapporto tra la ragazza e Albert): tutte situazioni che
si adattano benissimo al contesto drammaturgico del capolavoro di Massenet.
Insomma proprio una bella produzione che speriamo possa riprendere il suo
normale percorso artistico nei teatri lombardi alla fine dell’emergenza
sanitaria.
Lo spettacolo dal punto di vista
musicale è interessante in egual misura. Francesco Pasqualetti dirige
l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali (ad organico ridotto) e riesce a trovare
ottime armonie e pastosità da un’orchestra che suona molto bene. La sua
direzione è coerente dall’inizio alla fine dello spettacolo per la scelta dei
tempi e delle dinamiche, nonché con il colore omogeneo che si percepisce.
Werther è interpretato da Gillen Munguìa, dotato di un buon strumento vocale, che tende ad essere molto lirico anche se a volte pare sforzare un po’ troppo. Certo… il ragazzo deve maturare ulteriormente ma nel complesso ci lascia una bella prova in un ruolo tutt’altro che semplice.
Karina Demurova è visivamente un’ottima Charlotte, che gioca tutta la sua recitazione sull’introspezione del suo vivere isolata dal mondo. Vocalmente è interessante, molto più spigliata nel primo e secondo atto, e lascia qualche dubbio nella grande scena del terzo atto. Il materiale per migliorare ulteriormente c’è tutto e di questa ragazza sono convinto che ne sentiremo ancora parlare.
Ottimo l’Albert di Guido Dazzini
(bellissimo il suo timbro di voce) così come è molto interessante la Sophie di
Maria Rita Combattelli (spigliata, spontanea e dalla linea di canto molto
morbida… giusta per il personaggio).
Nel complesso tutta la compagnia
di canto è buonissima. Voglio ricordare inoltre la bella prova del Coro di Voci
Bianche del Teatro Sociale di Como.
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