ALMANACCO MUSICALE - 3 novembre 2020 - I DUE FOSCARI di G. Verdi

I DUE FOSCARI

Tragedia lirica in tre atti di Francesco Maria piave, da Byron

Musica di Giuseppe Verdi

 

Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 3 novembre 1844

 

Nella primavera del 1844 Verdi ottenne una scrittura dal Teatro Argentina di Roma, per un’opera da rappresentarsi entro l’anno; nell’impossibilità di musicare Marino Faliero, già intonato da Donizetti nel 1835, il musicista propose a Piave il secondo soggetto veneziano di Byron, il dramma The Two Foscari. Il lavoro tenne impegnato Verdi per tutta l’estate e inaugurò la tendenza del musicista ad assumere un ruolo dominante nel rapporto con il librettista, per quanto riguardava la definizione e l’organizzazione delle scene e persino la stesura dei versi. La ‘prima’ ebbe un esito inferiore alle aspettative del compositore, ma per ragioni che non riguardavano l’opera in sé: il pubblico era contrariato per il rincaro dei prezzi dei biglietti e i cantanti (Jacopo Foscari era Giacomo Roppa, Lucrezia Contarini Marianna Barbieri-Nini) non al meglio delle loro possibilità.


LA TRAMA

Atto primo. Nel Palazzo Ducale di Venezia si riuniscono i membri della Giunta e del Consiglio dei Dieci per prendere una decisione importante. Essi devono decidere se confermare o meno l’esilio di Jacopo Foscari, figlio del doge, rientrato nella città veneta e qui arrestato perché incolpato dell’omicidio di due parenti del nobile Jacopo Loredano. Jacopo Foscari, tratto dalle carceri, attende di esser portato davanti al Consiglio. Egli decanta la bellezza della sua città e lo struggimento per il lungo esilio da essa. Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo, difende l’innocenza del marito, ma quando apprende che gli è stato comminato un nuovo esilio dà sfogo al suo sdegno contro i nobili veneziani. I senatori, uscendo dal Consiglio, inneggiano alla giustizia veneziana, che sa condannare anche il figlio di un doge. Quest’ultimo, rimasto solo e disperato, piange la condizione del figlio. Sopraggiunge la nuora Lucrezia e lo supplica di far annullare la sentenza, ma il doge risponde che una lettera scritta da Jacopo pare accusarlo e nulla può più fermare la legge veneziana. Insieme piangono la cattiva sorte che colpisce l’amato congiunto.

Atto secondo. Richiuso nel carcere, Jacopo Foscari incontra Lucrezia, che gli riferisce della nuova condanna all’esilio, e il padre; in preda a una grande commozione: essi sperano di potersi ricongiungere in futuro. Jacopo Foscari viene condotto davanti al Consiglio che gli ordina di partire per l’esilio a Creta, senza neppure il conforto della moglie e dei figli. A questa prospettiva egli sente la morte già avvicinarsi.


Atto terzo. Mentre San Marco si riempie di persone in festa per la prossima regata, Jacopo e Lucrezia si salutano e l’esiliato parte, brutalmente allontanato dai suoi cari e da Loredano, che ne affretta l’avvio. Il doge, solo e afflitto, piange la scomparsa dei suoi tre figli ed ora l’abbandono del quarto. Sopraggiunge Barbarigo che reca la confessione di un reo, che si accusa degli omicidi addebitati al figlio. Mentre il doge esulta per la prova d’innocenza, arriva Lucrezia portando la notizia della morte di Jacopo, deceduto per il gran dolore. Compaiono infine i membri del Consiglio che chiedono al doge di rinunciare alla carica. Offeso e ferito, egli depone le insegne ed esce accompagnato da Lucrezia. Mentre si allontana sente le campane di San Marco che annunciano già il nuovo doge e crolla a terra esanime.

Opera integralmente tragica e, come ebbe a scrivere anni dopo lo stesso Verdi, di «una tinta, un color troppo uniforme», I due Foscari rivela dunque un clima drammaturgico che in seguito Verdi cercherà sempre di evitare, mirando piuttosto a una sintesi armoniosa di generi di diversa natura (culmine di questo processo sarà Rigoletto). Come ebbe a scrivere ad Antonio Somma, il principale inconveniente dei Due Foscari era la mancanza di varietà: «È una corda sola, elevata (...) ma pur sempre la stessa»; ciò si traduce in una trama non coinvolgente, esile e incapace di dar voce in modo convincente ai tre atti di Piave. Malgrado ciò, l’opera possiede un carattere intimo e raccolto che anticipa Luisa Miller e un’inventiva formale che, più che altrove, si allontana dalle consuetudini: con il duetto Lucrezia-Foscari che conclude il primo atto (“Tu pur lo sai che giudice”), Verdi inaugurò quel duetto in più sezioni, obbediente alle regole formali del pezzo chiuso e al tempo stesso capace di assicurare lo svolgersi dell’azione drammatica, che avrebbe trovato la sua più completa realizzazione nella grande scena Violetta-Germont nel secondo atto della Traviata; I due Foscari è inoltre la prima opera nella quale Verdi rinunciò alla ‘stretta’ nei concertati, ritornandovi solo saltuariamente in seguito. Il linguaggio è armonicamente più ricercato rispetto a Ernani e alla maggior parte delle opere degli ‘anni di galera’, l’orchestrazione raffinata; infine, Verdi impiegò per la prima volta la tecnica della reminiscenza tematica, ma solo per alcuni personaggi (Lucrezia e Jacopo in particolare). Una nuova rappresentazione dei Due Foscari ebbe luogo il 17 dicembre 1846 a Parigi, al Théâtre Italien; in seguito, l’opera non fu valutata positivamente e dovette attendere la ‘Verdi Renaissance’ per essere nuovamente allestita.

Fonte: Dizionario dell’Opera Baldini&Castoldi

 

LA MIA PROPOSTA

Il catalogo delle edizioni audio/video di quest’opera non è particolarmente ampio, a confronto con altri titoli verdiani, ma ci sono comunque delle edizioni molto interessanti. Io, che amo particolarmente quest’opera, mi sento di consigliare queste edizioni:

- Edizione audio diretta da Lamberto Gardelli nel 1977 a Vienna (P. Cappuccilli, J. Carreras, K. Ricciarelli, S. Ramey);

- Edizione video diretta da Gianandrea Gavazzeni nel 1988 a Milano (R. Bruson, A. Cupido, L. Roark-Strummer, L. Roni);

- Edizione audio/video diretta da Riccardo Muti nel 2003 a Milano (L. Nucci, F. Casanova, D. Theodossiu, G. Giuseppini);

- Edizione video diretta da Michele Mariotti nel 2016 a Milano (P. Domingo, F. Meli, A. Pirozzi, A. Concetti).

 

L’edizione diretta da Gianandrea Gavazzeni è molto bella da punto di vista musicale, con una direzione molto ispirata e un Renato Bruson che canta in maniera divina, con una nobiltà d’animo che solo lui riusciva a dare ai personaggi che interpretava. Buoni anche la Roark-Strummer (anche se non eccelsa e con una voce alquanto bruttina) e Cupido (un buon Jacopo). Un ricordo commovente anche di Luigi Roni, nel ruolo di Loredano. Qui una regia non tra le migliori di Pier Luigi Pizzi.


Molto interessante musicalmente l’edizione diretta da Riccardo Muti che poggia quasi essenzialmente sulla sua concertazione. Direzione abbastanza sanguigna la sua (quasi una costante nel Verdi “di galera”) che riesce però a trovare ottime soluzioni, seguita in parte dai cantanti a disposizione. Leo Nucci offre una bella prova ma, a mio avviso, non lo si può annoverare tra i Francesco Foscari di riferimento. Discreta Dimitra Theodossiu come Lucrezia (certi acuti sono quasi inascoltabili…) e sufficiente Francisco Casanova come Jacopo, così come il Loredano di Giorgio Giuseppini. Anche qui non è particolarmente interessante la regia di Cesare Lievi.


L’edizione scaligera del 2016 è forse quella che, dal punto di vista della concertazione, mi soddisfa di più: questo grazie alla splendida direzione d’orchestra di Michele Mariotti, che dirige in maniera sublime e riesce ad imprimere una “tinta” particolarissima a tutta l’opera. Placido Domingo (che io continuo a non apprezzare molto nel suo cambio di voce da tenore a baritono) canta discretamente mettendo sul palco però tutta la sua straordinaria classe che ancora ha. Anna Pirozzi avrebbe tutte le carte per essere un’ottima Lucrezia ma, almeno in questa occasione, non le sfodera tutte. Francesco Meli porta in scena, a mio parere, uno dei migliori personaggi della sua carriera. Sufficiente Andrea Concetti.


Se la migliore direzione è quella di Mariotti nel complesso però mi sento di consigliare l’edizione diretta da Lamberto Gardelli perché, a fronte di una direzione abbastanza di routine, riesce a mettere insieme un cast praticamente eccezionale. Piero Cappuccilli porta in scena il suo più grande ruolo verdiano dopo quello di Boccanegra. Il suo personaggio è spettacolare, a tutto tondo, cantato in maniera carnale e, nello stesso tempo, nobile. Josè Carreras è un ottimo Jacopo e va di pari passo con una azzeccatissima Katia Ricciarelli, qui in una delle sue massime prove verdiane. Da ricordare l’ottimo Loredano di Samuel Ramey, comprimario di lusso, che non fa che propendere l’asticella dell’edizione preferita verso questa.


Di seguito i link per ascoltare l’opera con Piero Cappuccilli:

https://www.youtube.com/watch?v=mrFvO7GLIiM (ATTO I)

https://www.youtube.com/watch?v=dxww9VRIDBY (ATTO II)

https://www.youtube.com/watch?v=UFsuZ4rv24E (ATTO III)


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