A VIENNA (VIA STREAMING)... PER ANNA E LA SUA TOSCA

La Staatsoper di Vienna ha ufficialmente ripreso nella giornata di ieri la sua attività pubblica e l’ha fatto con la messa in scena senza pubblico in sala, ma in diretta streaming e tv, dello “storico” allestimento della Tosca di Giacomo Puccini con la regia di Margarethe Wallmann e le scene di Nicola Benois. È questa la prima alzata di sipario dopo più di un mese di chiusura dovuta alla pandemia e non è da dimenticare che l’ultimo spettacolo messo in scena è stato il dittico verista per eccellenza Cavalleria rusticana / Pagliacci proprio nella tragica serata funestata dall’attentato terroristico che ha paralizzato per la capitale austriaca e l’intero paese.

La scelta è stata quindi di riprendere con un “usato sicuro”… e dell’intenzione non si può discutere in positivo. Anche la scelta del cast è sicuramente di effetto e vede in prima linea la “diva” Anna Netrebko in coppia con il suo compagno anche nella vita Yusif Eyvazov.

L’allestimento classicissimo della Wallmann credo calchi la scena della Staatsoper da più di 50 anni… e si vede, pur rimanendo dal punto di vista della tradizione un ottimo spettacolo (ce ne fossero a volte di tale fattura in giro nei nostri teatri). Certo le scene risultano un po’ ca “cartolina Liebig” così come i costumi sembrano più abiti pronti per il ballo di carnevale… ma nel complesso è ancora uno spettacolo godibile. Forse alcune accortezze negli anni si sono perse e la routine ci ha inoltre messo del suo però chi glielo spiega a chi assiste che purtroppo non può essere plausibile che Cavaradossi scriva a Tosca prima di “E lucevan le stelle” con una penna d’oca senza intingere il pennino in un calamaio… che non c’è.

Lo spettacolo comunque si fa apprezzare, merito anche della protagonista che calca veramente la scena da grandissima diva.

Anna Netrebko ha consolidato l’immedesimazione di questo personaggio negli ultimi anni: la sua è una vocalità abbastanza spuria per questo ruolo ma riesce a venirne a capo grazie al suo straordinario mezzo vocale. Quando canta prende inevitabilmente la scena e riduce i suoi colleghi a semplicissimi comprimari. Cerca le mezze voci, allarga forse alcune frasi un po’ troppo… ma è uno spasso sentirla cantare pur, ne sono consapevole, non nella sua migliore interpretazione. Certo la classe della grande cantante c’è tutta e ci lascia alcuni momenti molto belli come un “Vissi d’arte” intenso (quanto bello è ascoltarlo senza l’applauso finale con le battute di Scarpia e di Tosca che quasi sempre vengono tagliate per riprendere poi da “Vedi la man giunte”) e un bel terzo atto.

Perché bisogna dirlo… è parsa quella di ieri più una prova che non una vera e propria rappresentazione con tutti i crismi. Troppi sono stati gli errori dei cantanti riguardanti il testo (dimenticanze o approssimazione?), alcuni eccessi di parlato, orchestra non sempre in piena sintonia con il palco.

Yusif Eyvazov è un correttissimo Cavaradossi ma, personalmente, non scalda il cuore. La sua è una voce abbastanza bruttina, che tende in più di qualche occasione ad un vibrato dovuto alla sua impostazione della lingua sul fiato che ne accentua la sensazione di suono poco pulito. Per carità… le note scritte da Puccini per la parte di Cavaradossi le canta tutte però è disarmante ascoltarlo insieme alla sua consorte: lei lo sovrasta per potenza e pregnanza anche quando canta piano. Anche lui, più della Netrebko, tende ad allargare un po’ troppo i tempi e qualche volta si trova un po’ sfasato rispetto al ritmo dell’orchestra. Un buon Cavaradossi quindi… ma su cui bisogna lavorare molto.

Chi delude al massimo le aspettative è lo Scarpia di Wolfgang Koch: fin dalla sua entrata in scena nel primo atto la sensazione è che il cantante voglia giocare le sue carte non tanto sulla voce ma sul parlato e sull’urlato. Se è abbastanza buono il Te Deum assolutamente insufficiente è tutto il secondo atto nel quale la voce diventa quasi inascoltabile: piccola nel registro grave e flebile in quello più acuto oltre ad un parlato/urlato assolutamente non consono. Il suo urlo su “ma fatelo tacere!” è da distruzione delle corde vocali…

I ruoli secondari sono affrontati quasi tutti da cantanti residenti (ai quali tante volte difetta in primis la pronuncia) mentre voglio ricordare il buon Spoletta cantato da Andrea Giovannini.

Bertand de Billy dirige discretamente l’orchestra e il coro della Staatsoper ma non riesce nell’intento di raggiungere un rapporto ottimale tra buca e palcoscenico. In certi momenti i tempi sono larghi, troppo larghi, per poi riprendere un po’ di vigore. Questo lascia in qualche occasione spaesati i cantanti che cercano di arrangiarsi come possono e addirittura pare che si mettano a solfeggiare la parte. Una direzione di routine quindi ma che non ha momenti esaltanti, se non la splendida introduzione orchestrale al terzo atto. 

Commenti

  1. Sono una grande amante dell'opera Tosca , a dire il vero non mi ha entusiasmato per nulla pur essendo una ammiratrice della Netrebko , il marito per mio modesto parere ha una voce se pur potente ma fredda e brutta in più non trasmette calore ,emozione , il baritono non all'altezza del ruolo poco credibile

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